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Capitolo 5


5.     L’Amore nell’Articolazione triadica

Questo Capitolo Quinto, inserito quasi alla fine di questo libello, è dedicato ad un mio saggio scolastico che elaborai nel 2009 circa la visione dell’Amore osservata in chiave di dialettica hegheliana, da qui il titolo “Articolazione triadica” circa il tema dell’Amore, ma con un profondissimo sguardo alle implicazione psicanalitiche che lo studio freudiano comporta. Con riferimento all’ “articolazione triadica” si rinvia pertanto al Capitolo Terzo di questo libello.

Se volessimo applicare il sistema hegeliano dell’articolazione triadica al tema dell’Amore, individuando tesi, antitesi e sintesi, non potremmo prescindere dall’Idea, dalla Natura e dallo Spirito.
Ponendo l’idea di Amore come concetto astratto con le sue caratteristiche in luogo di tesi, avremmo, in luogo di antitesi, la sua materializzazione concreta e naturale,  che nell’uomo si manifesta attraverso “l’Eros”: il rapporto che conduce alla congiunzione tra i due amanti ed al risultato fisico della unione che consiste nel figlio, il risultato che sigilla e rappresenta la congiunzione, al di là dell’eventuale separazione degli amanti; in luogo di sintesi, avendo “Amore” ed “Eros” rispettivamente Idea e Natura, non potrebbe che essere il “Sentimento” la sintesi coprendo la posizione di Spirito.
Non vi è nulla che non direbbe lo stesso G. W. F. Hegel nel attribuire il concetto d’Amore ad una idea pura, l’Eros alla sua manifestazione naturale e dispiegamento nella fisicità dei corpi, il Sentimento alla cristallizzazione spirituale, e la conseguente purificazione ideale nello stesso concetto astratto.
Quindi ciò che è presente nella coscienza umana è il Sentimento dell’Amore, ciò che può essere provato nei confronti del partner a livello mentale ed esprimibile solo mediante il dialogo, il mezzo con il quale l’uno incontra l’altro (Secondo il principio dell’agire comunicativo di Habermas).
L’Eros, come sappiamo, si esprime nella fisicità del rapporto, nella congiunzione dei corpi e nella esaltazione della carne; il piano su cui ci si trova adesso non può che essere la realizzazione delle spinte irrazionali ed inconsce dell’Es (Così come ci insegna la scuola Freudiana), in netta contrapposizione della coscienza e della razionalità dello Spirito e del Sentimento.
Ma se l’Amore, l’Eros, ed il Sentimento (positivo) sono rappresentazione del “Desiderio dell’altro”, l’esatto contrario non può che essere la “Repulsione dell’altro”; quindi anche sull’opposto del “Desiderio dell’altro” è possibile costruire la relativa articolazione: sarebbe in questo caso l’Odio posto in luogo di tesi, in quanto idea pura ed astratta; sarebbe “Thanatos”, la violenza fisica, in luogo di antitesi consistente nella materializzazione dell’idea pura, e metodo coattivo; sarebbe in fine la “Minaccia” (Secondo il principio dell’agire strumentale) la sintesi tra “Odio” e “Thanatos”, la quale sia cristallizzazione dell’antitesi, e passo precedente alla tesi pura.
Il “Thanatos”, come sappiamo, si esprime nella fisicità del rapporto, nello scontro dei corpi, e nella distruzione della carne; il piano è lo stesso che per l’Eros: l’Es.
La “Minaccia”, che esclude il contatto fisico, è il mezzo con il quale lo Spirito manifesta la repulsione: il mezzo è il messaggio.
A questo punto è breve il passo a concepire una sovrarticolazione triadica che veda tesi l’Amore, antitesi l’Odio, e sintesi la Passione. Il perché si spiega facilmente.
Consideriamo la “Passione” come concetto astratto al di là di desiderio e di repulsione; è “energia neutra”. La sua materializzazione, quindi la sua antitesi, è “l’Azione”, anch’essa neutra, e considerata in questa accezione del termine; e così anche neutra è la sua sintesi: “Potenza”, che è lo stato dello Spirito conscio del saper muovere l’altro.
Questa sovrarticolazione rappresenta i possibili rapporti tra un individuo ed un altro, ma il discorso non finirebbe qui, in quanto tutte le idee, tutti i concetti, tutta la realtà, in quanto ragione, sono concettualizzabili e schematizzabili nella triadicità dell’articolazione, e quindi l’Amore non è che un momento della realtà razionale o della ragione reale che, come una matrice, riempie il Tutto.

La concezione di “Tutto” con la sua definizione, in questo libello è contenuta assieme a quella di “Dio” nel Capitolo che segue: il Sesto.

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