6. Dio ed il Tutto
Questo Sesto Capitolo in principio era nato come
Capitolo Primo di un’altra opera mai giunta in conclusione per cui ho trovato
utile inserirla nella mia prima attività scritta di tipo filosofico in questo
libello. Il capitolo seguente avrebbe dovuto trattare del “Nulla”, proprio in
contrapposizione al capitolo precedente,
e del concetto di “Nientificazione” di cui Heidegger si è fatto
insegnante.
Il mondo si ramifica in una così estesa moltitudine
di sfaccettature da darne un’interpretazione differente ad ogni occhio che
osserva. Si potrebbe dire che esso ha tante interpretazione quante sono le
persone, gli individui, gli “io” pensanti. Proprio per questo motivo la
Filosofia (storicamente considerata) non è stata innalzata al rango di scienza,
poiché diversa ad ogni pulpito. Vi sono tante di quelle correnti di pensiero
che elencarle sarebbe eccessivamente espansivo, non tenerne conto sarebbe semplicisticamente
riduttivo, prenderne in considerazione solo alcune sarebbe inevitabilmente di
parte.
Il Tutto (che posso chiamare anche mondo), si basa
essenzialmente su tre oggetti, tre punti d’interesse, e ciò è inevitabile; ogni
oggetto, od elemento, ha due visioni, una interna ed una esterna. Vi è per ogni
elemento una visione interna (una scienza), ed una essenzialmente esterna (una
credenza, o potremmo dir meglio, una “filosofia”). I tre elementi ai quali
faccio riferimento sono Dio, la Natura, e l’Uomo.
Dio viene considerato come l’oggetto di ricerca più
diffuso tra i filosofi, vedendo in Lui la verità, l’Essere, la vita, l’Amore,
in sintesi il principio del Tutto. Religiosi e non, vedono (o hanno visto) in
Dio la massima rappresentazione del mondo, sia esso personificato, sia Esso
essere inconsistente, astratto, o puramente concettuale, il più delle volte
attribuibile all’Universo, al tutto generico, al pensiero umano generale, alla
natura. La visione interna, scientifica, di Dio, non può che essere la teologia:
lo studio dettagliato ed analitico del fenomeno divino, le sue caratteristiche,
le peculiarità. La visione esterna invece è la fede, il credo, la religione,
quella credenza che varia di popolo in popolo, quel prospetto mutevole di
un'unica entità che è Dio.
Alla religione ci si può credere o meno,
abbracciarne una, un’altra, o nessuna, tollerarla, apprezzarla, disprezzarla,
rifiutarla. La differenza tra visione interna e visione esterna sta quindi nel
rapporto che si ha con l’uomo (l’io pensante), d’inamovibilità dell’una
(Teologia, che c’è e non può non esserci, necessaria ed ineliminabile), e
rifiutabilità dell’altra (Religione, credo, fede, che si sostanzia solo nella
fiducia, nell’atto del credere, senza basi tangibili e fisiche (se non i miracoli),
e consistente nel concepire Dio come principio e fine del Tutto, ordine
superiore, coincidente con esso: opinabile, e ne è dimostrazione la moltitudine
di religioni sparse per il mondo, assieme alle terribili guerre religiose).
Il sistema filosofico del dogmatismo comprende anche
il platonismo, ogni forma di religione monoteista, etc; quindi all’elemento
“Dio” non può che aggiungersi il “mondo delle idee” platonico, o il “noumeno”
di Kant, il paradiso, il creazionismo, il Dio cristiano, Jahvè, Elohim, Eloha, JHWH,
Geova, Jahweh, Adonai, etc.
PENSIERO N°72
"Cercare Dio con
le scienze matematiche o con le sterili dottrine filosofiche e come tentare di
raccogliere da un piatto spaghetti con un coltello o con un cucchiaio: state
utilizzando gli strumenti sbagliati".
Dio, come elemento della articolazione triadica hegeliana
è energia pura, idea, concetto, logica, ragione, razionalità reale, che
confluisce nel mondo (la Natura) e nello spirito (L’Uomo) come un alito di
vita.
Il secondo elemento della trattazione è la Natura:
ha la sua “visione interna”, una sua scienza precisa articolata in ogni aspetto
e modo, dalla fisica alla matematica, dalla medicina alla biologia, dalla
scienze della terra all’astronomia, in sintesi le Scienze con la “s” maiuscola.
La “visione esterna”, quella che vuole attribuire alla Natura una forza
creatrice a se per l’esistenza dell’uomo ed indirettamente di Dio, è il
naturalismo spinoziano.
Non può che aggiungersi ad esso il materialismo, il
meccanicismo, l’evoluzionismo, l’illuminismo, e tutti quei pensieri
“illuminati” che vedono nella natura il principio e la fine di tutto, la
fragilità dell’uomo, ed il suo rinchiudersi nella religione come riparo e
rifugio.
L’elemento “Dio”, per tale trattazione, fa
riferimento a ciò che Schelling aveva illustrato su i due possibili sistemi
filosofici (quindi visioni esterne), del naturalismo spinoziano e
dell’idealismo fichtiano: il naturalismo spinoziano, che è diretto a mostrare
come la natura si risolva nello spirito; l’altro, l’idealismo fichtiano,
diretto a mostrare come lo spirito si risolva nella natura.
PENSIERO N°73
"Il fatto è
questo: l'unica vera realtà coincide con La Matrice. Alla luce di ciò il Tutto
non può che essere nonché dover essere pura Scienza.
Se ciò che accade avviene al di fuori o al di dentro della nostra testa, poco importa: sempre di numeri, di formule, e di reazioni chimiche si tratta.
L'unica vera arte consisterebbe in vero in quanto sublimi sono le nostre scelte nel far avvenire ciò che accade."
Se ciò che accade avviene al di fuori o al di dentro della nostra testa, poco importa: sempre di numeri, di formule, e di reazioni chimiche si tratta.
L'unica vera arte consisterebbe in vero in quanto sublimi sono le nostre scelte nel far avvenire ciò che accade."
Prima di concludere la trattazione di questo libello con il
Capitolo che segue, vorrei tenere a precisare con un allegoria che ho inserito
nel Pensiero seguente, un principio importantissimo circa la ricerca di Dio: la
filosofia è uno strumento per cercare qualcosa, ma non è capace di trovare
tutte le cose di cui ne abbisogniamo la tangibilità.
PENSIERO N°74
"Si badi nel far
uso delle proprie scienze: nulla di più errato v'è, per esempio, nel sollecitar
un diurno volo di nottola.
Si ricordi che il
giorno è inequivocabilmente governato dall'eterno, fulgente ed
indiscutibilmente raggiante Sole. Pleonastici son ivi quei rapaci e notturni
occhi."
In TV ho sentito un Sacerdote raccontare una parabola su un
uomo che avendo perduto di notte le chiavi in una strada buia poi le andava a
cercare a non poca distanza sotto un lampione perché era l’unico luogo dove
c’era un po’ di luce per cercare; una volta un mio interlocutore mi disse che
la Teologia è un uomo che al buio in una stanza alla ricerca di un gatto
all’improvviso afferma “L’ho preso”.
La ricerca esiste perché si ha la consapevolezza che prima o
poi qualcosa verrà trovato, altrimenti molto semplicemente non esisterebbe.
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